Il 2011 secondo Artprice

È appena uscito il nuovo Report annuale di Artprice, che fa un punto della situazione dell’anno appena concluso, mettendo in evidenza i principali cambiamenti del mercato globale dell’arte. Una occhiata alle cifre, e poi qualche analisi.

Gerhard Richter - Abstraktes Bild

Nel famigerato Report che esce ogni anno, Artprice riassume il 2011 attraverso alcune cifre:
$ 11.5 miliardi: fatturato globale all’incanto del 2011, record assoluto che supera i 10 miliardi per la prima volta, crescendo del 21% rispetto al 2010 (+2mld). Questo incremento non è stato generato esclusivamente grazie alla Cina (+49%), ma anche in Europa si sono registrate migliori performance, come in UK (+24%), Germania (+23%), Francia (+9%);
$57.2 milioni: il migliore risultato d’asta del 2011, raggiunto da Qi Baishi per l’operaEagle Standing on Pine Tree; Four Character Couplet in Seal Script, pur non battendo i record segnati nel 2010;
1.688: i risultati al di sopra del milione di dollari, di cui 59 sopra i 10m e 774 dei quali provengono dalla Cina, aumentati del 33% rispetto al 2010, e del 493% rispetto ai primi anni del decennio;
34%: la percentuale più bassa di invenduto dal 2008, contro un aumento del 7% dei lotti offerti;
43%: la quota di mercato dell’Asia, confermando non tanto una migrazione dall’Occidente, mercato ancora molto vitale, quanto un bipolarismo. Accanto alla crescita del 38% del fatturato annuale cinese all’asta, ad esempio Singapore ha registrato una crescita del 22% e l’Indonesia del 39%, supportata da nascita di nuovi collezionisti e dal numero crescente dei fondi d’investimento in arte;
$271.795.000: il totale della migliore vendita all’asta del 2011, ovvero Sotheby’s Contemporary and Post-war Art, New York, 9 novembre 2011. Il terzo migliore risultato dal 2007-2008, con record per Clyfford Still e Gerhard Richter;
58.5%: la percentuale del fatturato annuale generato dai top lot che rappresentano solamente l’1% dei lotti venduti. E di questo 1% la Cina ne ha registrato la metà, contro il 23% degli USA e il 20% dell’UK;
12.400: il numero dei record personali per gli artisti, tra cui Qi Baishi, Roy Lichtenstein, Salvador Dalì e Gerhard Richter.

2011 auction revenue

Il 2011 per l’Occidente è stato un anno particolarmente pesante, con debiti pubblici alle stelle, destabilizzazione monetaria europea, il downgrade dell’America, politiche di austerity, che hanno avuto tra gli effetti anche un taglio alle politiche culturali. La crisi economica ha colpito moltissimo le gallerie, provocandone spesso la chiusura.
Nel comparto delle vendite all’asta, New York ha dimostrato di essere ancora un mercato molto solido, soprattutto per l’arte contemporanea, grazie anche a un dollaro deprezzato che rende il mercato americano attrattivo per europei e asiatici. Inoltre, la bufera finanziaria sta avvicinando sempre più investitori al mercato dell’arte, alla ricerca di sbocchi alternativi.
La Cina ha confermato anche nel 2011 la sua egemonia sul mercato, grazie ai ricchi collezionisti che fanno salire il livello dei prezzi come in nessun altro posto al mondo. I volumi delle vendite in Cina è inferiore rispetto agli Stati Uniti, ma i prezzi clamorosamente elevati fanno sì che il fatturato annuale la porti a essere al primo posto. Per fare alcuni confronti, sia Cina che UK hanno un volume d’affari del 10% (Usa 15%), ma mentre il fatturato di Londra si attesta ai $2.2mld, quello cinese è più del doppio: $4.7mld.
Come dicevamo, si è attestato una sorta di bipolarismo nel mercato dell’arte, come conseguenza della crescita economica e culturale dell’Asia. Fino alla fine del XX secolo, la potenza occidentale era basata su consolidate tradizioni di collezionismo, anche di arte contemporanea. In Asia, e soprattutto in Cina invece, la smania per il collezionismo è un fenomeno recente, che risale agli Anni Novanta, quando sono nate le prime case d’asta.

Qi Baishi - Eagle Standing on Pine Tree

Nel comparto del moderno sono state venduti oltre 164.000 opere nel 2011, per un totale di $6.067 miliardi, che rappresentano il 52.4% del fatturato globale d’asta. Anche in questo comparto la Cina si fa sentire: la metà del fatturato globale dell’arte moderna risiede proprio qui, grazie alle cifre esorbitanti degli autori moderni cinesi, capolista anche della Top10 artists con Qi Baishi, Zhang Daqian e Xu Beihong che spingono in giù Picasso e Warhol.
Rimanendo nella Top 10 Artists, mercato in assoluta crescita per Gerhard Richter, l’unico artista vivente nella classifica, che con i suoi $175m di fatturato in asta si posiziona all’ottavo posto. Il 2011 è l’anno in cui ha battuto un record dopo l’altro, aumentando il suo indice dei prezzi del 50% in due anni.
Sempre più evidente appare dunque la crescita esponenziale dei paesi BRICS – Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica – e soprattutto della Cina, che è riuscita a modificare in profondità la struttura del mercato globale dell’arte. Inoltre, la classe politica di Hong Kong, Pechino e Shanghai è consapevole dell’enorme potenziale economico che ha l’arte e si sta impegnando in prima linea per promuovere strutture e amministrazioni in grado di supportare tale potenziale.

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Mercato dell’arte: Artprice fa il punto

Top 10 by Country

Ottobre è tempo di Fiac e pure con l’appuntamento con il Report annuale che Artprice realizza in collaborazione con la fiera parigina. Al centro dell’attenzione è certamente la geopolitica del mercato, con i suoi continui stravolgimenti. Una certezza è però consolidata: il declino delle piazze europee e americane a favore della zona del Pacifico meridionale, guidato dalla Cina.
Diamo un breve sguardo al sommario: si parla di crisi, investimenti, della fine dell’era di New York, dell’ascesa di Pechino e Hong Kong come nuova capitale dell’arte. Per la prima volta, invece, c’è un intero paragrafo dedicato all’arte mediorientale e ai new media. E naturalmente la toplist dei 500 artisti contemporanei più venduti. Curiosi? Vi facciamo un breve riassunto.

In materia di crisi economica, le scorse bufere finanziarie del 1991 e del 2008 ci hanno mostrato come l’arte non sia un terreno impenetrabile, colpito anch’esso dalla perdita di liquidità, unita alla paura dei venditori. L’S&P 500 ha perso il 45% tra settembre 2008 e marzo 2009, mentre i prezzi dell’arte hanno registrato un calo del 34%. Le case d’asta cessarono di offrire garanzie sui prezzi e alzarono le stime. Quietata la turbolenza nei mercati finanziari, anche l’arte è tornata ai livelli del 2007. Quest’estate di nuovo il collasso, ma per il momento i tassi d’invenduto reggono, anche se il barometro della fiducia verso il mercato dell’arte creato da Artprice, l’Art Market Confidence Index, ha segnato per alcune settimane un andamento negativo (anche se nel report non viene ricordato).

Contemporary Art

Tutto il contrario del primo semestre 2011, considerato il miglior semestre in assoluto, anche del periodo 2000/2008, con una crescita del 34% rispetto all’anno precedente. Gli artisti che hanno visto aggiudicare le proprie opere a cifre stellari nell’ultimo anno sono: Jeff Koons (€ 10.8m), Chen Yifei (€ 7.7m), Zhang Xiaogang (€ 6.3m), Peter Doig (€ 6.1m) e Jean-Michel Basquiat (€ 5.3m).
Tra luglio 2010 e giugno 2011 il fatturato totale dell’arte contemporanea ha raggiunto la cifra complessiva di € 895m, contro i “soli” € 501m dell’anno prima, con la vendita di 37.400 opere. Questa crescita è stata sicuramente guidata dalla forte domanda dei compratori in Asia, Russia e Medioriente, dove l’acquisto di opere d’arte ha assunto un significato culturale molto importante.
La classifica delle piazze mondiali vede ancora la Cina davanti a Stati Uniti e Regno Unito, seguite da Francia, Taiwan e Singapore. Mentre Christie’s e Sotheby’s si stanno espandendo sempre più in Cina e Artprice sta per aprire un ufficio a Hong Kong, i due colossi cinesi delle aste, Poly e China Guardian, stanno approdando a Occidente. Christie’s rimane in testa per il fatturato annuale (€ 234.4m), seguita da Sotheby’s (€ 218.8m), Poly (€ 88.2m), Phillips de Pury (€ 87.8m), China Guardian (€ 44.1m), per poi completare la Top Ten di firme asiatiche.

Arab Contemporary Art

Sul fronte arabo, gli artisti contemporanei rappresentano una nuova entrata redditizia per le case d’asta, oltre alla nuova vitalità della regione grazie alle fiere di Marrakech e Dubai, al nuovo polo museale sull’isola Saadiyat di Abu Dhabi e al vivace gruppo Edge of Arabia.
La fotografia continua a far da padrona nel segmento dei new media, settore che ha portato al mercato dell’arte € 895m nell’ultimo anno. Tra i nomi “hot” della fotografia troviamo Cindy Sherman, Andreas Gursky, Richard Prince, Hiroshi Sugimoto, gli unici ad aver raggiunto il milione di dollari nelle loro aggiudicazioni. La lista prosegue con Vik Muniz, Mike Kelley, Andres Serrano, Gilbert & George, Wade Guyton, Rachid Rana, richiestissimi nelle ultime aste.
Più difficile è l’ingresso sul mercato della videoarte e dei new media in generale, con l’eccezione di Bill Viola, Nam June-Paik, Felix Gonzalez-Torres e Mike Kelley.

New Media

Veniamo infine alla Top 500: primo posto per Jean-Michel Basquiat con € 54.7m di fatturato annuale d’asta, seguito da Zeng Fanzhi (39.2), Jeff Koons (30.1), Zhang Xiaogang (30), Chen Yifei (28.3), Richard Prince (18.3). Tra gli italiani: Rudolf Stingel al 26esimo posto, Maurizio Cattelan (39), Sandro Chia (150), Mimmo Paladino (165), Francesco Clemente (207), Nicola de Maria (293), Enzo Cucchi (294), Francesco Vezzoli (295), Gino de Dominicis (304), Luca Pignatelli (361), Vanessa Beecroft (388) e Salvo (486).

Come ogni anno, Artprice tasta il polso al mercato con il suo report. Si riscontra una sfiducia diffusa, compensata però dalla tenuta del mercato. Il baricentro dell’arte si sposta verso est, ma non ci sono molte sorprese tra i più venduti. Fra gli italiani, tengono i Transavanguardisti, insieme a Rudolf Stingel e ai soliti Cattelan e Beecroft (insomma, tutti i non italiani!).